La donna Afroamericana che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto a un uomo bianco, vera scintilla che accese il movimento antirazzista, è scomparsa circa 10 anni fa.
Sono passati quasi 60 anni da quando Rosa Parks rifiutò di cedere il suo posto sull’autobus a un uomo dalla pelle bianca. Era il primo dicembre del 1955, un giorno scolpito nella storia degli Stati Uniti e della lotta contro la discriminazione razziale. Quella sera Rosa Parks tornava in pullman dal suo lavoro di sarta a Montgomery, in Alabama, e si era seduta in un posto del ‘settore comune': fra le file riservate ai bianchi, davanti, e quelle riservate ai neri, in fondo alla vettura. L’autista arrivò, le ordinò di alzarsi per cedere il posto a un uomo bianco appena salito a bordo. Lei disse no. Semplicemente. Mantenendo la calma e la dignità. Come, forse, ognuno di noi direbbe oggi. Perché? Perché avrebbe dovuto lasciare il posto, lei che era una cittadina come chiunque altro?
Il resto è noto: l’arresto, l’incarcerazione per condotta impropria, perché secondo la legge lei avrebbe dovuto cedere il suo posto ad un bianco. Anche rimanendo in piedi, col dolore che l’affliggeva, perché tutto l’autobus era occupato. Da allora Rosa Parks diventò nota al mondo come la madre del movimento per i diritti civili e dopo quella notte una cinquantina di afroamericani si riunì per decidere le azioni da portare avanti nella lotta. Fra di essi c’è anche un ancora sconosciuto Martin Luther King Jr.
Sono passati circa dieci anni da quando Rosa Parks è scomparsa. Era il 24 ottobre del 2005. Dieci anni fa, ci lasciava una delle donne più forti e allo stesso ‘normali’ che siano mai esistite. Di lei si è scritto tanto, detto tanto. Il cinema l’ha raccontata almeno due volte con successo. Del 1990 è La lunga strada verso la libertà in cui il ruolo della Parks è affidato al premio Oscar Whoopi Goldberg. L’altra pellicola, meno distribuita, è The Rosa Parks Story, diretta da Julie Dash.
Il ‘suo’ autobus è conservato all’Henry Ford Museum, insieme ad altri pezzi di storia americana. Anche perché, da quella notte sul bus, il caso Parks è arrivato fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti che decretò nel 1956, all’unanimità, l’Incostituzionalità della segregazione sui mezzi pubblici nello Stato dell’Alabama. Nel 1999, a coronamento del suo impegno, il Congresso degli Stati Uniti le attribuì anche la Medaglia d’oro. Una donna normale ma allo stesso tempo un’eroina. Un gesto, il suo, semplice ma con la forza di una rivoluzione. Perché come lei stessa disse, «una persona può cambiare il mondo».
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