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DALLA RICERCA ITALIANA LO STRUMENTO CHE DEPURA ACQUE RADIOATTIVE

Lo strumento che depura acque radioattive. Gli esperti: “Prospettive illimitate, non c’è tecnologia comparabile”
                                                        Il racconto dei tecnici che hanno effettuato le prove
Al centro il professore Massimo Oddone dell'Università di Pavia, tra l'ingegner Mattia Masiero e Giovanni Borghesan, due tecnici di Wow che hanno collaborato al progetto. Accanto la macchina che potrebbe cambiare sorti ambiente rendendo l'acqua potabile.

 – L’esame di maturità per Wow comincia un anno e mezzo fa, quando al Lena di Pavia, diretto dal dottor Andrea Salvini, il fisico Sergio Manera, specialista in misure di radioattività, effettua con altri tecnici i primi test sullo strumento, con il supporto scientifico del professor Massimo Oddone del dipartimento di chimica, processando una soluzione contaminata. «A noi non interessava la tecnologia della distillazione – dice Manera – ma il risultato. E il risultato effettivamente è stato incredibile. Si confermano fattori di decontaminazione mai raggiunti da alcuna tecnologia».
«Abbiamo simulato una soluzione assai più radioattiva di quella dell’impianto giapponese. I valori sono rimasti stabili per i quaranta giorni di test. L’acqua che esce è decontaminata di 7.500 volte, quindi nel pieno rispetto delle formule di scarico di impianti nucleari. Se le trattative con il Giappone andassero a buon fine metterebbero ancora una volta l’Italia in prima fila per le grandi scoperte».
Conferma tutto Massimo Oddone, professore associato di chimica generale e responsabile dell’area di radiochimica all’Università di Pavia, autore di quasi 500 pubblicazioni in materia, uno degli ultimi radiochimici viventi in Italia, ha condotto gli esperimenti nel dipartimento di chimica dell’ateneo.
«La soluzione utilizzata conteneva un’alta concentrazione di Cesio 137, l’elemento radioattivo di Fukushima, per vedere quanto si riusciva ad abbatterlo. La radioattività è rimasta concentrata in un paio di litri nella macchina, su un volume trattato di 10 mila. E i residui radioattivi si trovavano allo stato di liquido concentrato. Questo, per lo smaltimento, è importantissimo».
«La macchina – dice il docente – ha prospettive enormi e può essere applicata su suoli contaminati anche da altro, come i metalli pesanti. Se i fumi ed i vapori di certe fabbriche vengono convogliati in una soluzione liquida, Wow concentra i metalli e restituisce l’acqua quasi a temperatura ambiente. Il sistema sarebbe applicabile anche all’Ilva, con un sistema di abbattimento fumi».
Prima d’ora i distillatori riuscivano a per concentrare i residui al massimo di 10-100 volte.
«Le prospettive dal punto di vista industriale sono davvero immense. In Italia nessuno è profeta in patria e gli interessi sono enormi, ma difenderò scientificamente questo inventore, tanto umile quanto geniale, fin quando avrò voce in capitolo. Le cose buone non devono andarsene dall’Italia, mi auguro che il Paese non si faccia sfuggire questa occasione. Oltretutto potrà formare tutta una serie di radiochimici e di ingegneri nucleari che potremmo esportare nel mondo come i nostri maestri pittori e scultori del passato».

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